In vista della giornata mondiale del 25 novembre, istituita per contrastare la violenza contro le donne, le Coordinatrici Regionali di UILA – UILTEC di Novara, Rosi Pipolo e Luisa Mauceri, hanno organizzato un incontro moderato dal direttore del Corriere di Novara, Sandro Devecchi, dal titolo che evidenzia un tratto <<drammatico>>: “Il silenzio di chi… rimane. Vi lascio in eredità i miei figli…”. La Conferenza ha avuto luogo nella mattinata di martedì 23 novembre presso la Sala Università telematica PEGASO e MERCATORUM.
“Orfani speciali” è la definizione della psicologa Baldry atta ad identificare i figli superstiti di vittime di femminicidi i quali: da un lato perdono la madre in circostanze crudeli, spesso perpetuate e premeditate, dall’altro perdono il padre, alle volte suicida, alle volte incarcerato.
Con questo incontro le sindacaliste UIL erano desiderose di portare alla luce un “problema collaterale” troppe volte dimenticato nel quadro dei femminicidi: che cosa accade ai figli, i cosiddetti orfani speciali? Chi si prende in carico la loro sopravvivenza? Il loro sostentamento? Quali sono gli Enti preposti a farlo? Ed i fondi destinati?
I numeri sono fuorvianti per una serie di motivi, come ad esempio le mancate denunce: 1600 (dal 2000 al 2014) è la stima al ribasso dei bambini e degli adolescenti vittime di femminicidi.
“La morte si sconta vivendo” è la frase di Ungaretti scelta come avvio alla procedura, dal sapore amaro e dai risvolti angoscianti. <<Dopo un breve cenno sulla loro esistenza da parte dei media, al momento dell’uccisione della loro madre, nessuno si occupa più di loro e dei familiari chiamati ad accudirli (…) La mancanza di un’anagrafe rende l’Italia colpevole di aver violato la Convenzione di Istanbul che obbliga gli Stati membri a fare un’analisi dei dati per attivare politiche di prevenzione.>> evidenzia la Pipolo introducendo alcuni contenuti e spunti di riflessione per le successive analisi. Su questo punto, successivamente l’Avv. penale Marcello Storzini ha sottolineato un importante malfunzionamento nella Macchina Giuridica italiana: strumenti obsoleti, registri informatici compilati per dovere (e con poco ritegno) e la conseguente mancanza di statistiche che svelino i risultati dei procedimenti giuridici.
La Mauceri pone l’accento sulla stretta necessità di un dialogo tra associazioni, scuole, università e servizi sociali, con la garanzia di sostegni economici e psicologici, ma soprattutto di prevenzione: muore una donna ogni 72 ore. <<Potremo, noi del territorio, fare qualcosa per chi rimane: si potrebbe creare un progetto condiviso che parta da un confronto della loro condizione oggi, rispetto ad allora>>.
La seduta ha permesso un confronto tra giurisprudenza, psicologia ed empatia. L’Avv. Davide Vitali ha fornito una panoramica delle leggi e della loro evoluzione dagli anni Trenta del secolo scorso –dall’uxoricidio (l’omicidio della propria moglie) al “femminicidio”, termine coniato nel 2001 che amplia notevolmente le possibili fattispecie. La legge 4/2018 infatti prevede una serie di disposizioni rivolte ai figli minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti, vittime collaterali di un omicidio commesso dal coniuge, anche se separato o divorziato, dal partner di un’unione civile – anche se cessata – e da persona che sia stata legata da relazioni affettive e stabile convivenza.
La dott.ssa Elia Impaloni è intervenuta portando la voce di Liberazione e Speranza, una Onlus di Novara attiva al sostegno delle vittime della tratta e dello sfruttamento alla prostituzione; l’Organizzazione ospita inoltre in co-housing anche donne reduci da violenze domestiche. L’appello più forte della dott.ssa è relativo ai fondi (circa € 15.000 all’anno dalla distribuzione Regionale), insufficienti a garantire il sostentamento delle vittime, ma anche degli operatori stessi, attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Molti tra i relatori hanno evidenziato l’importanza della formazione della polizia di Stato e di quella penitenziaria in quanto spesso sono i primi a dover intervenire.
Un ulteriore aspetto spesso trascurato riguarda la tutela dei familiari più ristretti: chi sosterrà i genitori in lutto per aver perso la figlia crudelmente uccisa, oppure i parenti di un uomo assassino? Sarà probabilmente a loro che i figli porranno le prime domande sull’accaduto…
La psicologa Salvatrice Sergioli ammonisce sui risvolti clinici, sulle conseguenze psicologiche ed anche fisiche delle vittime collaterali: paura, senso di colpa, impotenza, depressione, disturbi alimentari e tendenze suicide. Un sistema che non educa e che non previene immette in società donne e uomini segnati, i quali in futuro potrebbero ricercare modelli deviati simili a quelli subiti durante l’infanzia e/oppure l’adolescenza.
Franco Caressa, consigliere comunale di Novara, ammette la primordiale paura dell’uomo nei confronti della donna: <<I veri uomini dovrebbero marciare assieme alle donne contro i femminicidi, altrimenti non sono uomini>>.
Si prosegue con l’assessore Giulia Negri – pari opportunità e politiche istruzione – per un accento sull’importanza dell’empatia degli insegnanti. <<La scuola non sostituisce la famiglia o gli assistenti sociali; per la scuola tutti i bambini sono speciali>>.
L’aspra conclusione di questo incontro (istruttivo sotto molti aspetti), mostra in maniera allarmante quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. L’educazione ad una cultura inclusiva pare il gradino più arduo da sormontare e forse così è, ma rimangono evidenti non solo (e non tanto) gli ostacoli normativi, quanto la difficoltà di creare e mantenere una rete interdisciplinare, sostanzialmente in grado di rispondere alle svariate richieste: <<Non sempre le persone arrivano nel punto giusto della rete>> dice la dott.ssa Giuliana Ziliotto, ma è giusto che vengano indirizzate, <<altrimenti non avremo mai un linguaggio comune>>. La dott.ssa conclude auspicando: <<un aiuto alla gente comune a formarsi uno spirito critico>> (anche grazie alla stampa stessa) e <<l’umiltà di non poter giudicare subito>>, alla velocità di un click, istantaneo…