La vittoria dell’Ucraina all’Eurovision song contest non sorprende troppo, ma c’è stato anche un altro paese ad aver lanciato un forte messaggio di unità extra-nazionale: la Moldavia (Moldova).
La canzone presentata rappresenta fedelmente i ritmi folkloristici della tradizione con l’aggiunta di un tocco moderno: i versi stessi ripetono infatti “folklore & rock’n’roll!”
Incalzante, gioviale, allegra; invita a sorridere e ridere di gusto; festosa, spensierata: tratta con leggerezza un argomento profondo. Il tema della canzone ruota attorno al Trenulețul ossia il “trenino” che collega le città di Chișinău in Moldova e Bucarest in Romania. I due paesi sono sì separati ma il loro passato è strettamente connesso; oggi stesso continuano a condividere la stessa lingua.
Le due bandiere sono difatti uguali: un tricolore verticale, blu, giallo e rosso; l’unica differenza dalla bandiera rumena risiede nell’aggiunta dello stemma moldavo: un’aquila che regge uno scudo con raffigurata la testa di un uro.
Il trenino percorre la lunga distanza viaggiando per circa dieci ore e, dalla stanchezza (povero trenino!), non riconosce un paese dall’altro!
Când ajunge trenu-n gară
Parcă n-a ieșit din țară
Parcă-a mers, fără să iasă
De acasă pân-acasă
Quando il treno arriva alla stazione
È come se non fosse uscito dal paese
Sembra abbia viaggiato senza uscire
Da casa fino a casa
Con estrema simpatia, il gruppo mi ha portato a ragionare sui confini fittizi che separano “due” paesi che, io personalmente, non sono mai riuscita a percepire come tali.
Questa edizione del contest, infatti, sono stata gran sostenitrice più della Moldavia che della stessa Romania, paese che richiama parte delle mie origini.
Dai concorrenti in gara dell’Eurovision mi sono sempre aspettata questo: una rappresentazione fedele e aggiornata del paese di origine, oppure una novità assoluta e spumeggiante.
Zdob şi Zdub & Advahov Brothers sono riusciti a raggiungere il connubio perfetto: un folklore spumeggiante! Bravi! Vi siete meritati il dignitosissimo settimo posto, subito dopo i brividi dell’Italia.
La storia intercorsa tra e in Romania e Moldova è simbolo e voce unita di tutti i territori contesi.
Le grandi potenze, dai tempi degli imperi più antichi a quelli dei droni ronzanti e degli ologrammi pixelizzati, non hanno fatto altro se non spartirsi pezzi di terra altrui. Una partita infinita di strategie militari e menzogne e occultamenti e innocenti civili di mezzo.
Per l’immediatezza data dalla scelta di parole elementari ma estremamente significative, la Moldavia si meritava il podio o, perlomeno, il premio Best Lyrics.
Viva il nazionalismo insito nella cultura locale.
Viva l’abbattimento dei confini.
Viva l’abbraccio tra i fratelli più distanti.
Perchè questo siamo, tutti. Fratelli.
Brava anche la Serbia e onore al suo quinto posto!
Auguro una mens sana in corpore sano a tutti!
Un post scriptum un po’ più lungo
L’Italia ha investito in questo contest solo a partire dallo scorso anno, grazie alla coppa conquistata dai Måneskin. Pur essendo uno tra i Big Five (i cinque Paesi fondatori della competizione, assieme a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito) ha sempre preferito garantire l’attenzione (solo) al suo personale festival.
Io, straniera in questa terra, grazie all’Eurovision rivivo i tempi dell’infanzia.
La gara prevede la partecipazione di paesi europei, ma non solo; ciascun paese è presieduto da una giuria che può votare qualsiasi concorrente, per un totale di undici (su venticinque totali in finale), fuorché quello proprio. Ideologicamente, l’assegnazione dei punti dovrebbe avvenire giudicando esclusivamente il merito dell’artista e la sua performance, epurando il giudizio da qualsiasi influenza politica.
Non serviva certo questa ultima edizione per dimostrare che l’ideologia rimane e rimarrà sempre sulla carta. Molti paesi infatti, si sostengono l’uno l’altro, in virtù di interessi ben più alti e intricati.
In questo articolo, ho voluto citare storie oscurate da accadimenti mondiali e da contraddizioni dell’Eurovision stesso, il quale ha prontamente escluso uno solo tra i paesi fomentatori di guerre…
Mi auguro per lo meno che la vittoria dell’Ucraina implichi la fine del conflitto: l’edizione successiva, infatti, si terrà nella terra del vincitore.
Si giungerà quindi alla pace in territorio europeo? L’utopico quadro, rappresentato da artisti di idiomi differenti, propagherà un nobile messaggio anche al di fuori dei suoi confini? In quelle terre dimenticate quali la Palestina, lo Yemen o l’Afghanistan?
Propongo qui di seguito la traduzione del testo di “Trenulețul” in italiano. A seguire il video ufficiale, sottotitolato in inglese.
Il treno viaggia, è come se volasse
Da un paese all’altro
Viaggia e non riesce a capire
Quale paese? Dove inizia?
Vecchio paese, nuovo paese
Sembra uno, sembran due
O separati, o uniti
Sembran due, sembra uno
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
E in un paese, e in un altro
Suona il ritornello insieme
E in ogni paese
Incanta il violino
Quando il treno arriva alla stazione
È come se non fosse uscito dal paese
Sembra abbia viaggiato senza uscire
Da casa fino a casa
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
Chisinau – Bucarest
Viaggia forte, viaggia bene
Il treno dondolato da sé
Ma non riesce a capire
In quale paese corre
Vecchio paese, nuovo paese
Sembra uno, sembran due
O separati, o uniti
Sembran due, sembra uno
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest
Hey ho! Andiamo
Folklore e Rock’n’roll
Il treno parte! Dove sei?
Chisinau – Bucarest