Un giorno la volpe Occidente e la tartaruga Oriente si incontrarono sulla Grande Strada della Vita. Concordi, decisero di condividere un pasto: cosa sarà accaduto?
Il pasto
Una strada asfaltata separava un bosco rigoglioso da una distesa di campi coltivati.
Occidente si diede rapido da fare rovistando tra le provviste che si portava appresso, ma essendo che la sua alimentazione poco aveva in comune con quella di Oriente, si sentì sconsolato e triste. Preso dall’angoscia, cominciò a gironzolare nei dintorni afferrando frutti a destra e a manca con le zampe tremanti e l’insoddisfazione crescente. Cacciò una rapida occhiata a Oriente che, con snervante lentezza e inopportuna tranquillità, raggruppava poche foglioline alla volta. Irritato e animato da uno scatto rabbioso, si lasciò scivolare dalle zampe l’intero misero raccolto, calpestandone una grande parte nel goffo tentativo di riappropriarsene. Date le spalle a Oriente sbuffò e riprese tutto da capo.
Oriente nel frattempo, avendo scorto un grosso ceppo rotondo in un lembo di prato, si avviò quieto in quella direzione e con delicatezza srotolò la sua tovaglietta a scacchi rossi e bianchi. Acchiappò calmo ma deciso dal suo zaino un vecchio guscio di melone concavo, la sua unica scodella, su cui vi adagiò a poco a poco parecchie foglie fresche di insalata e alcune bacche da un suo precedente raccolto. Sulla tavola improvvisata posò della frutta secca e frutta fresca di stagione. Si trattava certo di un pasto povero per il suo ospite speciale, ma era disposto a sacrificare la sua porzione. Oriente era una gran bella tartaruga forte! Terminata la sua parte di preparativi si accomodò in attesa della volpe. Aveva tanto sentito parlare di Occidente. Scaltro, furbo, iperattivo.
Occidente si voltò e si incupì.
‘Che fa ferma lì quella tartaruga? Aspetta che sia io a cacciare il bottino per entrambi? Bah… piuttosto non mangio, eh no! Non mi faccio certo imbrogliare io, eh no!’
Rinunciando alla raccolta di certe bacche che neppure era chiaro se fossero commestibili, Occidente strappò un pugno d’erba e si diresse alla tavola improvvisata, enfatizzando in maniera teatrale boccheggi profondi.
«Faticoso, eh?» esclamò raggiungendo Oriente, «Non certo un terreno fertile questo, eh no!» Dovette sforzarsi parecchio per scacciare la sua espressione sbigottita alla vista della tavola imbandita: c’era pure una bella pagnotta che Oriente a sorpresa aveva tirato fuori dalla sacca. Mandando giù il groppo in gola, nascose dietro la schiena i suoi miseri ciuffi d’erba e si accomodò.
«Serviti pure caro Occidente, mi scuserai se assaggerò e basta… non sono poi tanto affamato»
Il confronto
Così Occidente ruminò il pranzo, incapace di nascondere che non lo gradiva affatto. Si trattenne tuttavia dal commentare. Aspettava impaziente un intervento di Oriente, ma quello non si decideva a parlare: se ne stava lì, sorridente, volgendo lo sguardo quando a un merlo canterino, quando a una farfalla variopinta. Sembrava gustarsi qualsiasi suono, persino il frusciare del vento tra le foglie. Dava l’idea di essere contemporaneamente assorto nei pensieri e pienamente presente.
‘Che paradosso… un tipo davvero strano! E perché non parla?’ Occidente masticava rapido e in soggezione. A un certo punto, proruppe innervosito in un discorso del quale – lasciatemelo dire – non era chiaro né capo né coda.
La tartaruga Oriente ascoltò cortese, annuendo di tanto in tanto mentre metabolizzava le frasi sconnesse.
Trascorsi parecchi minuti, la volpe Occidente esaurì le idee e s’ammutolì. ‘Che aspetta a rispondermi? Non sa neppure cosa dire, ma tu guarda!’
Oriente se ne stava lì in silenzio ad analizzare il monologo di Occidente e gli ci vollero alcuni minuti prima di proferire parola. Pronunciò poche frasi, ma quali parole sublimi gli uscirono da quel beccuccio! Era proprio una tartaruga saggia ed intelligente Oriente! E con quale finezza parlava… La volpe Occidente perse presto le staffe e non poté evitare di interrompere il suo ospite in continuazione. Oriente dal canto suo mantenne lucidità, accogliendo paziente lo sproloquio della volpe.
Più tardi alla tartaruga risultò evidente come il povero Occidente non avesse proprio idea di quali fossero il suo scopo e la sua direzione. La volpe infatti scoppiò in lacrime: tremava, biascicava e se la prendeva con sé stesso e con il mondo intero. Quanta tristezza provava Occidente, tristezza che non ammetteva e che neppure riusciva a comprendere. Era proprio una volpe fragile…
Oriente scandì i suoi migliori consigli, ma Occidente era sordo, incosciente e cocciuto.
«Ingenua tartaruga, la Strada è proprio qui, non la vedi? Come puoi affermare che il tragitto migliore per te sia quello?» la zampa, tremante dal nervosismo, indicò una strada sterrata, «quel sentiero finisce, come farai a proseguire? È un vicolo cieco. La direzione giusta è solo questa!»
«Mio caro Occidente» cominciò a dire la tartaruga paziente, «Questo percorso è tracciato. Esiste già perciò non è il tuo. Qualcuno altro in passato lo ha creato per primo, ma lo ha fatto per sé, perché quello era il Suo percorso. Sono concorde sul fatto che molti altri dopo di lui lo abbiano intrapreso, ma sono poi giunti a destinazione? Solo tu sei in grado di comprendere quale sia il cammino a te destinato. Ma può essere concepito solo per strada. È sufficiente che ti avvii, sarà tutto più chiaro ogni giorno.»
La volpe Occidente non era più disposta ad ascoltare le farneticazioni della tartaruga, lei e le sue filosofie insensate, così – fingendosi indaffarata per non contribuire allo sgombero della tavola – porse i suoi migliori fasulli saluti e si allontanò svelta. Con la coda ritta e fiera sghignazzò immaginandosi la tartaruga incastrata in una fitta vegetazione di rovi. ‘Quanto è stolta! Ma io no, no, no! Sono proprio furba io e scaltra, arriverò a Casa in men che non si dica e l’attenderò fiera, oh sì!’
Il viaggio e l’arrivo
La tartaruga Oriente si dispiacque assai perché sentiva di non essere stata utile ad Occidente. Raccolti i suoi pochi beni, imboccò lemme lemme il sentiero non lastricato. Quante sfide dovette superare e quante trappole vincere in abilità! Fu davvero un viaggio lungo, e lungo per una tartaruga vuol dire davvero tanto!
Molti anni più tardi, superato un gruppo di rocce frastagliate e acuminate, raggiunse una radura rigogliosa e fiorita dove il sole splendeva in un cielo così terso come non lo aveva mai visto.
Era a Casa. Fu accolta calorosamente da alcuni dei suoi vecchi amici e da cesti stracolmi di frutta fresca.
La tartaruga Oriente scrutò i dintorni per giorni, ma della volpe Occidente non trovò alcuna traccia. Cominciò così a chiedere ai presenti se qualcuno l’avesse mai vista fino a scoprire la triste verità.
«Cos’è accaduto al caro Occidente?»
«Oh, dolce Oriente… la povera volpe si è persa per quella liscia strada di cemento…»