Viola è una giovane ragazza, contenuta e mansueta.
Viola è potente e fragile.
Viola è stata adottata. Salvata dalla famiglia sbagliata.
Viola vive ora con la nuova madre alla quale ha raccontato la sua principale sofferenza: una infiammazione cronica, non chiaramente diagnosticata, causata da una vita succube del fumo passivo di sigaretta.
Non ha sintomi, per fortuna, ma non appena intercetta del fumo, esplode di rabbia, tanto le arde la faringe…
La sua è una malattia invisibile.
Muta e sconosciuta.
Incompresa e sminuita.
Durante l’estate la madre insiste, trascinandola spesso al mare.
“L’aria salmastra disinfetta i tuoi bronchi!”
“Dovrebbero venderla” è la risposta cinica.
Viola però trattiene il vulcano di risentimento ed alla fine si lascia convincere.
La sveglia infrange il sonno molto presto e le due donne raggiungono la spiaggia all’apertura degli stabilimenti.
Oramai le hanno provate tutte: spiagge libere e spiagge attrezzate.
Fosse per Viola, si rifugerebbe sulle scogliere più recondite, ma pure lì sa di non avere molte speranze…
L’essere umano non si smentisce: i suoi olezzi ne precedono l’arrivo.
Viola si affida alle fresche onde del mare, inspirando lentamente, ingorda di salsedine.
Sa che il nemico è prossimo e deve approfittare per quanto ne ha occasione.
Dopo un po’ di stretching si tuffa.
Nuota e respira.
Respira e volge lo sguardo all’orizzonte.
Abbracciando con la vista il cielo e il mare e null’altro.
Alle spalle il rumore.
Alle spalle la puzza.
Gli arti mantengono un movimento costante per mantenerla a galla, in posizione eretta.
Si sente minuscola in quel momento e prova la sensazione più bella della sua vita.
Vede il cielo e l’acqua e i suoi occhi passano nella sua mente: la prospettiva si allarga, sempre più.
Lei si fa piccola quanto un puntino fino a scomparire del tutto, nell’immensità delle acque.
Il suo spirito si innalza, vola, ed i suoi occhi inquadrano tutto quanto è stato creato.
Raggiunge il cielo e la mente esplode di gioia.
Viola riapre gli occhi che aperti lo erano già. Torna lì. Al suo corpo che fluttua con costanza.
Torna alla spiaggia e ringrazia il mare. “È questa quindi, l’estasi?”
La spiaggia è ancora poco affollata. I presenti sono in prevalenza pensionati.
Viola sospira, si stende e fa in tempo a chiudere gli occhi che riaprirà subito di scatto perché ha già intercettato il suo incubo. Si mette seduta e si guarda attorno: una signora succhia con bramosia una sigaretta.
A occhio sono circa venti metri di distanza.
“Non male” pensa sarcastica, “è un record!”
La madre la fissa, rattristata e colpevole.
Viola si alza, sta trattenendo il respiro.
Fa una carezza alla mamma ed apposta dibatte la mano destra davanti alla faccia, guardando dritta verso la fumatrice che se ne accorge.
Con una faccia disgustata, le lacrime trattenute a stento, si indirizza verso l’acqua, ponendo maggiore distanza dall’olezzo.
Ripensa all’estasi di poco prima e si calma, inspirando salsedine.
“È questo, un paese libero?”